Ø Mosaico
·
L'arte del mosaico divenne una delle più caratteristiche
e fortunate del mondo romano. I mosaici fatti con piccole tessere di eguale
dimensione ricavate da pietre e da marmi colorati (opus tessellatum), e
disposte in un letto di cemento divennero gradualmente noti al mondo greco nei
decenni seguenti le conquiste di Alessandro. Probabilmente si trattava di
un'idea importata dall'oriente, sebbene sia stata suggerita un'origine
siciliana.Il concetto fondamentale era reminiscente dei tessuti: in altre
parole, il mosaico, o almeno le sua parte pittorica, era pensato come una
specie di tappeto inserito nel mezzo del pavimento, e il nome che si dava a
tale pannello centrale era quello di emblema. Oppure poteva essere trattato a
mo' di stuoia da collocare davanti a una porta.
A Pompei il
pavimento fu veduto come uno spazio unitario che avrebbe dovuto essere
interamente coperto dal mosaico, il quale così sarebbe sembrato un tappeto
anziché uno stuoino. Tale formula è in modo particolare riscontrabile negli
atria delle grandi case sannitiche costruite a Pompei e a Ercolano nel II
secolo a.C.
Lo studioso tedesco August Mau classificò la pittura pompeiana in quattro stili:
o Il primo stile
pompeiano
Il primo stile pompeiano, a incrostazione, è detto stile strutturale o
dell'incrostazione e si colloca nel periodo a partire dall'età sannitica (150
a.C.) fino all'80 a.C.
Questa tecnica pittorica, diffusa sia negli edifici pubblici che nelle
abitazioni, imita, utilizzando in alcuni casi anche elementi in stucco a
rilievo, il rivestimento delle pareti in opus quadratum e con lastre di marmo,
detto crusta, da cui il nome "stile dell'incrostazione". Le pitture
in primo stile si articolano, seguendo una ripetizione fissa, in tre zone:
·
una fascia superiore decorata con cornici in stucco
aggettante.
·
una fascia mediana, a sua volta tripartita, dipinta con i
colori predominanti rosso e nero, ma anche viola, giallo-verdi, imitanti il marmo,
il granito o l'alabastro
·
un plinto o zoccolo, di solito di colore giallo
Le pitture di questo stile contengono anche piccoli elementi
architettonici, come ad esempio pilastri per la divisione verticale delle
superfici. Negli Scavi archeologici di Pompei questo stile è presente nella
Basilica, nel tempio di Giove, nella Casa del Fauno e nella Casa di Sallustio,
in quelli di Ercolano nella Casa Sannita.
o Il secondo stile
pompeiano
Il secondo stile pompeiano, detta architettura in prospettiva, o stile architettonico,
si colloca nel periodo che va dall'80 a.C. alla fine del I secolo a.C.
In questo tipo di pittura
elementi come cornici e fregi con tralci vegetali cominciano ad essere dipinti
invece che realizzati in stucco, riproponendo così, con abile gioco
illusionistico di colori e ombre, ciò che durante primo stile si realizzava in
rilievo. Rispetto al primo stile, l'innovazione è fornita dall'effetto di
trompe l'œil che si crea sulle pareti, dove al posto dello zoccolo si dipingono
in primo piano podi con finti colonnati, edicole e porte dietro i quali si
aprono vedute prospettiche.In questo periodo nacque così anche la figura del
paesaggista, che, a Pompei, dipingeva i particolari dei giardini, molto
richiesti dai committenti. Negli scavi archeologici di Pompei questo stile è
presente nella Villa dei Misteri e nelle case di Obellio Firmo, del Labirinto,
delle Nozze d'Argento, del Criptoportico.
o Il terzo stile
pompeiano
Il terzo stile pompeiano o stile ornamentale detto parete reale, dal punto
di vista cronologico, si sovrappose al secondo stile ed arrivò fino alla metà
del I secolo d.C., all'epoca di Claudio (41-54).
In esso venne completamente ribaltata la prospetticità e la
tridimensionalità caratteristiche dello stile precedente lasciando il posto a strutture
piatte con campiture monocrome, prevalentemente scure, assimilabili a tendaggi
e tappezzerie, al centro delle quali venivano dipinti a tinte chiare piccoli
pannelli (pinakes) raffiguranti scene di vario genere. Negli scavi archeologici
di Pompei pannelli dipinti in questo stile si trovano inseriti nel muro della
sala da pranzo della Villa della Porta Marina e nella Casa di Lucrezio
Frontone.
o Il quarto stile
pompeiano
Il quarto stile pompeiano o dell'illusionismo prospettico si afferma in età
neroniana e si distingue dagli altri per l'inserimento di architetture
fantastiche e di grande scenicità (Casa dei Vettii a Pompei e Domus Aurea a
Roma).
Gran parte delle ville pompeiane furono decorate con pitture in questo
stile dopo la ricostruzione della città a seguito del disastroso terremoto del
62, che provocò ingenti danni.
Il quarto stile si caratterizza per un revival di elementi e formule
decorative già sperimentate in precedenza: tornano di moda le imitazioni dei
rivestimenti marmorei, le finte architetture e i trompe-l'oeil caratteristici
del secondo stile ma anche le ornamentazioni con candelabri, figure alate,
tralci vegetali, caratteristici del terzo stile. Esempi pompeiani di grande
pregio li ritroviamo nella Casa dei Vettii e nella Casa dei Dioscuri, decorati
probabilmente da artisti della stessa bottega.
TECNICA
La lavorazione dell'affresco constava di diverse fasi. Innanzitutto si
preparava la parete con malta grossolana sulla quale venivano applicati cocci
o, in alcuni casi, lastre di piombo che servivano a trattenere l'umidità,
preservando gli intonaci da una rapida degradazione. Poi veniva steso uno
strato misto di sabbia e calce di circa 1 cm detto arriccio, su questo, quando
era ancora umido, si tracciava con un chiodo il disegno preliminare detto
sinopia, dal nome della città di Sinope in Turchia. Dopodiché si stendeva il
tonachino spesso appena una frazione di millimetro, un composto di sabbia fine,
polvere di marmo o pozzolana setacciata, e acqua, su cui venivano stesi i
colori. I colori adatti a questo tipo di lavorazione erano di origine minerale,
vegetale, e animale. Il cinabro era un rosso (rosso pompeiano) derivante dal
solfuro di mercurio, dall'effetto vivo e lucente, proveniente dall'Asia Minore
dalle miniere nei pressi di Efeso e dalla Spagna. Il ceruleo, detto blu egizio
o fritta, era ottenuto cuocendo in una fornace sfere di rame, fior di nitro e
sabbia, precedentemente macinati ed inumiditi. Dalle ocre come il silatticum
derivavano i colori gialli diffusissimi a Pompei, che in alcuni casi hanno
assunto una colorazione rossa a causa del riscaldamento prodotto dall'eruzione.
Il nero, di origine animale, era ottenuto dalla triturazione e calcinazione di
ossa od avorio.
Nessun commento:
Posta un commento