mercoledì 28 giugno 2017

MOSAICI E AFFRESCHI

Ø Mosaico

·         L'arte del mosaico divenne una delle più caratteristiche e fortunate del mondo romano. I mosaici fatti con piccole tessere di eguale dimensione ricavate da pietre e da marmi colorati (opus tessellatum), e disposte in un letto di cemento divennero gradualmente noti al mondo greco nei decenni seguenti le conquiste di Alessandro. Probabilmente si trattava di un'idea importata dall'oriente, sebbene sia stata suggerita un'origine siciliana.Il concetto fondamentale era reminiscente dei tessuti: in altre parole, il mosaico, o almeno le sua parte pittorica, era pensato come una specie di tappeto inserito nel mezzo del pavimento, e il nome che si dava a tale pannello centrale era quello di emblema. Oppure poteva essere trattato a mo' di stuoia da collocare davanti a una porta.
A Pompei il pavimento fu veduto come uno spazio unitario che avrebbe dovuto essere interamente coperto dal mosaico, il quale così sarebbe sembrato un tappeto anziché uno stuoino. Tale formula è in modo particolare riscontrabile negli atria delle grandi case sannitiche costruite a Pompei e a Ercolano nel II secolo a.C.


Ø Affresco


Lo studioso tedesco August Mau classificò la pittura pompeiana in quattro stili:
o   Il primo stile pompeiano
Il primo stile pompeiano, a incrostazione, è detto stile strutturale o dell'incrostazione e si colloca nel periodo a partire dall'età sannitica (150 a.C.) fino all'80 a.C.
Questa tecnica pittorica, diffusa sia negli edifici pubblici che nelle abitazioni, imita, utilizzando in alcuni casi anche elementi in stucco a rilievo, il rivestimento delle pareti in opus quadratum e con lastre di marmo, detto crusta, da cui il nome "stile dell'incrostazione". Le pitture in primo stile si articolano, seguendo una ripetizione fissa, in tre zone:
·         una fascia superiore decorata con cornici in stucco aggettante.
·         una fascia mediana, a sua volta tripartita, dipinta con i colori predominanti rosso e nero, ma anche viola, giallo-verdi, imitanti il marmo, il granito o l'alabastro
·         un plinto o zoccolo, di solito di colore giallo
Le pitture di questo stile contengono anche piccoli elementi architettonici, come ad esempio pilastri per la divisione verticale delle superfici. Negli Scavi archeologici di Pompei questo stile è presente nella Basilica, nel tempio di Giove, nella Casa del Fauno e nella Casa di Sallustio, in quelli di  Ercolano nella Casa Sannita.

o   Il secondo stile pompeiano
Il secondo stile pompeiano, detta architettura in prospettiva, o stile architettonico, si colloca nel periodo che va dall'80 a.C. alla fine del I secolo a.C.
In questo tipo di pittura elementi come cornici e fregi con tralci vegetali cominciano ad essere dipinti invece che realizzati in stucco, riproponendo così, con abile gioco illusionistico di colori e ombre, ciò che durante primo stile si realizzava in rilievo. Rispetto al primo stile, l'innovazione è fornita dall'effetto di trompe l'œil che si crea sulle pareti, dove al posto dello zoccolo si dipingono in primo piano podi con finti colonnati, edicole e porte dietro i quali si aprono vedute prospettiche.In questo periodo nacque così anche la figura del paesaggista, che, a Pompei, dipingeva i particolari dei giardini, molto richiesti dai committenti. Negli scavi archeologici di Pompei questo stile è presente nella Villa dei Misteri e nelle case di Obellio Firmo, del Labirinto, delle Nozze d'Argento, del Criptoportico.

o   Il terzo stile pompeiano
Il terzo stile pompeiano o stile ornamentale detto parete reale, dal punto di vista cronologico, si sovrappose al secondo stile ed arrivò fino alla metà del I secolo d.C., all'epoca di Claudio (41-54).
In esso venne completamente ribaltata la prospetticità e la tridimensionalità caratteristiche dello stile precedente lasciando il posto a strutture piatte con campiture monocrome, prevalentemente scure, assimilabili a tendaggi e tappezzerie, al centro delle quali venivano dipinti a tinte chiare piccoli pannelli (pinakes) raffiguranti scene di vario genere. Negli scavi archeologici di Pompei pannelli dipinti in questo stile si trovano inseriti nel muro della sala da pranzo della Villa della Porta Marina e nella Casa di Lucrezio Frontone.

o   Il quarto stile pompeiano
Il quarto stile pompeiano o dell'illusionismo prospettico si afferma in età neroniana e si distingue dagli altri per l'inserimento di architetture fantastiche e di grande scenicità (Casa dei Vettii a Pompei e Domus Aurea a Roma).
Gran parte delle ville pompeiane furono decorate con pitture in questo stile dopo la ricostruzione della città a seguito del disastroso terremoto del 62, che provocò ingenti danni.
Il quarto stile si caratterizza per un revival di elementi e formule decorative già sperimentate in precedenza: tornano di moda le imitazioni dei rivestimenti marmorei, le finte architetture e i trompe-l'oeil caratteristici del secondo stile ma anche le ornamentazioni con candelabri, figure alate, tralci vegetali, caratteristici del terzo stile. Esempi pompeiani di grande pregio li ritroviamo nella Casa dei Vettii e nella Casa dei Dioscuri, decorati probabilmente da artisti della stessa bottega.

TECNICA
La lavorazione dell'affresco constava di diverse fasi. Innanzitutto si preparava la parete con malta grossolana sulla quale venivano applicati cocci o, in alcuni casi, lastre di piombo che servivano a trattenere l'umidità, preservando gli intonaci da una rapida degradazione. Poi veniva steso uno strato misto di sabbia e calce di circa 1 cm detto arriccio, su questo, quando era ancora umido, si tracciava con un chiodo il disegno preliminare detto sinopia, dal nome della città di Sinope in Turchia. Dopodiché si stendeva il tonachino spesso appena una frazione di millimetro, un composto di sabbia fine, polvere di marmo o pozzolana setacciata, e acqua, su cui venivano stesi i colori. I colori adatti a questo tipo di lavorazione erano di origine minerale, vegetale, e animale. Il cinabro era un rosso (rosso pompeiano) derivante dal solfuro di mercurio, dall'effetto vivo e lucente, proveniente dall'Asia Minore dalle miniere nei pressi di Efeso e dalla Spagna. Il ceruleo, detto blu egizio o fritta, era ottenuto cuocendo in una fornace sfere di rame, fior di nitro e sabbia, precedentemente macinati ed inumiditi. Dalle ocre come il silatticum derivavano i colori gialli diffusissimi a Pompei, che in alcuni casi hanno assunto una colorazione rossa a causa del riscaldamento prodotto dall'eruzione. Il nero, di origine animale, era ottenuto dalla triturazione e calcinazione di ossa od avorio.

Post realizzato dall'alunna Maria Teresa Mollo della classe IV E

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