giovedì 29 giugno 2017
mercoledì 28 giugno 2017
RILIEVO
Raccolta di informazioni necessarie e sufficienti a consentire la
ricostruzione di un'opera architettonica con le tecniche originarie. Nella
realtà, così come risulta dai corsi delle Facoltà di Architettura e Ingegneria,
il rilievo di un'opera architettonica si riduce ad una rappresentazione grafica
della stessa.
In ogni rilievo si distinguono due fasi:
o Fase di campagna: consiste nella
redazione dell’eidotipo, nel rilievo fotografico e nel prelievo delle misure;
o Fase di
restituzione (detta anche “a tavolino”): restituzione dei dati
rilevati, rappresentazione.
La fase di campagna a sua volta si
articola in tre fasi:
1. Guardare
l’architettura, progettare il rilievo
· fotografie e primi schizzi di insieme. Rilievo a vista
(schizzi geometrici e proporzionali);
·
analisi delle parti e degli elementi;
·
progetto di rilievo: cosa rilevare, come rilevare;
·
tempi, strumenti, attrezzatura, verifica
dell’accessibilità;
·
definizione del programma di lavoro.
2. Eidotipo o
schizzo preparatorio (deve contenere informazioni dimensionali dell'oggetto da
rilevare, dette quotature).
· Lo schizzo è un
disegno schematico di un oggetto, che di norma viene eseguito a mano libera.
Nel caso di schizzo architettonico vi sono raffigurati edifici o parti di
edifici.
3. Prelievo delle
misure
· Trilaterazione: tecnica che permette di calcolare
distanze fra punti sfruttando le proprietà dei triangoli. (chiudere o dividere
la figura in un triangolo)
RILIEVI:
o Casa della
regina Carolina
(regio:
8, insula: 3, civico: 14,15)
§ Esplorata in gran parte durante il periodo francese,
deve il suo nome a Carolina Murat, poi cambiato in Casa di Adonide, alla
ripresa degli scavi da parte dei Borbone. Dotata di ambienti al piano superiore
e di un ampio giardino, in fondo al quale un'edicola a forma di tempietto
accoglieva la statua di Diana, era decorata con finissimi affreschi di IV
stile.
§ È stata scavata tra il 1809 ed il 1839 ed ha la
caratteristica di possedere nell'atrio, un muretto, con ai quattro lati dei
pilastri che sostenevano il tetto, al cui centro è posto l'impluvium in marmo:
resti di una scala accertano la presenza di un piano superiore, mentre nel
giardino è posta una vasca in muratura ed un larario a cui si accede tramite
quattro gradini e sostenuto da due colonne.
o Casa del
forno(panificio)
(regio:
6, insula: 3, civico: 3,27,28)
§ Risale al II sec. a.C., ma la ristrutturazione
successiva al terremoto del 62 d.C. trasformò il pianterreno della casa in
ambienti produttivi, mentre la funzione residenziale si trasferì al primo
piano, raggiungibile per la scala a destra dell'ingresso all'atrio: al momento
dell'eruzione (79 d.C.) sembra che i lavori non fossero completati.
Per lungo tempo fu l'unico grande
panificio messo in luce Pompei fra i 35 ora noti. L'hortus (giardino) accolse
gli impianti per la macinazione del grano e per la lavorazione e la cottura del
pane: i bacini per l'acqua, il forno coperto a volta, 4 macine in lava su
basamento in opera incerta; nel vano aperto a destra, su 2 sostegni in pietra,
era la tavola su cui il pane riposava prima dell'infornata, mentre l'ambiente a
sinistra del tablino era la cucina.
Nella stalla, aperta sul giardino e sul
vico di Modesto, era la mangiatoia addossata al muro: qui sembra sia stato
rinvenuto lo scheletro di un mulo con tutti i finimenti.
o Casa del
chirurgo
§ Strumenti chirurgici, in ferro e bronzo, quali
sonde, forcipi ginecologici, cateteri, bisturi danno il nome alla casa, che è
tra le più antiche di Pompei (III sec. a.C.), con blocchi squadrati calcarei in
facciata e muri interni costruiti in 'opera a telaio'.
Di impianto regolare la casa è frutto di
almeno 2 ristrutturazioni successive, cui s'aggiunge un piano superiore nel
quartiere rustico: recenti studi ritengono originario l'impluvium in tufo.
La decorazione superstite s'ammira
soprattutto in un ambiente finestrato, che affaccia sul giardino, con pitture
di 'primo stile' all'esterno (II sec. a.C.) e di 'quarto stile' all'interno
(dopo il 50 d.C.).
Post realizzato dall'alunna Maria Teresa Mollo della classe IV E
MOSAICI E AFFRESCHI
Ø Mosaico
·
L'arte del mosaico divenne una delle più caratteristiche
e fortunate del mondo romano. I mosaici fatti con piccole tessere di eguale
dimensione ricavate da pietre e da marmi colorati (opus tessellatum), e
disposte in un letto di cemento divennero gradualmente noti al mondo greco nei
decenni seguenti le conquiste di Alessandro. Probabilmente si trattava di
un'idea importata dall'oriente, sebbene sia stata suggerita un'origine
siciliana.Il concetto fondamentale era reminiscente dei tessuti: in altre
parole, il mosaico, o almeno le sua parte pittorica, era pensato come una
specie di tappeto inserito nel mezzo del pavimento, e il nome che si dava a
tale pannello centrale era quello di emblema. Oppure poteva essere trattato a
mo' di stuoia da collocare davanti a una porta.
A Pompei il
pavimento fu veduto come uno spazio unitario che avrebbe dovuto essere
interamente coperto dal mosaico, il quale così sarebbe sembrato un tappeto
anziché uno stuoino. Tale formula è in modo particolare riscontrabile negli
atria delle grandi case sannitiche costruite a Pompei e a Ercolano nel II
secolo a.C.
Lo studioso tedesco August Mau classificò la pittura pompeiana in quattro stili:
o Il primo stile
pompeiano
Il primo stile pompeiano, a incrostazione, è detto stile strutturale o
dell'incrostazione e si colloca nel periodo a partire dall'età sannitica (150
a.C.) fino all'80 a.C.
Questa tecnica pittorica, diffusa sia negli edifici pubblici che nelle
abitazioni, imita, utilizzando in alcuni casi anche elementi in stucco a
rilievo, il rivestimento delle pareti in opus quadratum e con lastre di marmo,
detto crusta, da cui il nome "stile dell'incrostazione". Le pitture
in primo stile si articolano, seguendo una ripetizione fissa, in tre zone:
·
una fascia superiore decorata con cornici in stucco
aggettante.
·
una fascia mediana, a sua volta tripartita, dipinta con i
colori predominanti rosso e nero, ma anche viola, giallo-verdi, imitanti il marmo,
il granito o l'alabastro
·
un plinto o zoccolo, di solito di colore giallo
Le pitture di questo stile contengono anche piccoli elementi
architettonici, come ad esempio pilastri per la divisione verticale delle
superfici. Negli Scavi archeologici di Pompei questo stile è presente nella
Basilica, nel tempio di Giove, nella Casa del Fauno e nella Casa di Sallustio,
in quelli di Ercolano nella Casa Sannita.
o Il secondo stile
pompeiano
Il secondo stile pompeiano, detta architettura in prospettiva, o stile architettonico,
si colloca nel periodo che va dall'80 a.C. alla fine del I secolo a.C.
In questo tipo di pittura
elementi come cornici e fregi con tralci vegetali cominciano ad essere dipinti
invece che realizzati in stucco, riproponendo così, con abile gioco
illusionistico di colori e ombre, ciò che durante primo stile si realizzava in
rilievo. Rispetto al primo stile, l'innovazione è fornita dall'effetto di
trompe l'œil che si crea sulle pareti, dove al posto dello zoccolo si dipingono
in primo piano podi con finti colonnati, edicole e porte dietro i quali si
aprono vedute prospettiche.In questo periodo nacque così anche la figura del
paesaggista, che, a Pompei, dipingeva i particolari dei giardini, molto
richiesti dai committenti. Negli scavi archeologici di Pompei questo stile è
presente nella Villa dei Misteri e nelle case di Obellio Firmo, del Labirinto,
delle Nozze d'Argento, del Criptoportico.
o Il terzo stile
pompeiano
Il terzo stile pompeiano o stile ornamentale detto parete reale, dal punto
di vista cronologico, si sovrappose al secondo stile ed arrivò fino alla metà
del I secolo d.C., all'epoca di Claudio (41-54).
In esso venne completamente ribaltata la prospetticità e la
tridimensionalità caratteristiche dello stile precedente lasciando il posto a strutture
piatte con campiture monocrome, prevalentemente scure, assimilabili a tendaggi
e tappezzerie, al centro delle quali venivano dipinti a tinte chiare piccoli
pannelli (pinakes) raffiguranti scene di vario genere. Negli scavi archeologici
di Pompei pannelli dipinti in questo stile si trovano inseriti nel muro della
sala da pranzo della Villa della Porta Marina e nella Casa di Lucrezio
Frontone.
o Il quarto stile
pompeiano
Il quarto stile pompeiano o dell'illusionismo prospettico si afferma in età
neroniana e si distingue dagli altri per l'inserimento di architetture
fantastiche e di grande scenicità (Casa dei Vettii a Pompei e Domus Aurea a
Roma).
Gran parte delle ville pompeiane furono decorate con pitture in questo
stile dopo la ricostruzione della città a seguito del disastroso terremoto del
62, che provocò ingenti danni.
Il quarto stile si caratterizza per un revival di elementi e formule
decorative già sperimentate in precedenza: tornano di moda le imitazioni dei
rivestimenti marmorei, le finte architetture e i trompe-l'oeil caratteristici
del secondo stile ma anche le ornamentazioni con candelabri, figure alate,
tralci vegetali, caratteristici del terzo stile. Esempi pompeiani di grande
pregio li ritroviamo nella Casa dei Vettii e nella Casa dei Dioscuri, decorati
probabilmente da artisti della stessa bottega.
TECNICA
La lavorazione dell'affresco constava di diverse fasi. Innanzitutto si
preparava la parete con malta grossolana sulla quale venivano applicati cocci
o, in alcuni casi, lastre di piombo che servivano a trattenere l'umidità,
preservando gli intonaci da una rapida degradazione. Poi veniva steso uno
strato misto di sabbia e calce di circa 1 cm detto arriccio, su questo, quando
era ancora umido, si tracciava con un chiodo il disegno preliminare detto
sinopia, dal nome della città di Sinope in Turchia. Dopodiché si stendeva il
tonachino spesso appena una frazione di millimetro, un composto di sabbia fine,
polvere di marmo o pozzolana setacciata, e acqua, su cui venivano stesi i
colori. I colori adatti a questo tipo di lavorazione erano di origine minerale,
vegetale, e animale. Il cinabro era un rosso (rosso pompeiano) derivante dal
solfuro di mercurio, dall'effetto vivo e lucente, proveniente dall'Asia Minore
dalle miniere nei pressi di Efeso e dalla Spagna. Il ceruleo, detto blu egizio
o fritta, era ottenuto cuocendo in una fornace sfere di rame, fior di nitro e
sabbia, precedentemente macinati ed inumiditi. Dalle ocre come il silatticum
derivavano i colori gialli diffusissimi a Pompei, che in alcuni casi hanno
assunto una colorazione rossa a causa del riscaldamento prodotto dall'eruzione.
Il nero, di origine animale, era ottenuto dalla triturazione e calcinazione di
ossa od avorio.
Post realizzato dall'alunna Maria Teresa Mollo della classe IV E
TECNICHE COSTRUTTIVE
Le tecniche costruttive ed i materiali originari erano molto semplici: si
riscontra un largo uso di opera incerta realizzata con conci di pietre diverse
(tufo giallo, tufo grigio, travertino, etc.) e solo nei cantonali e nei
piedritti si trova muratura in blocchetti di travertino, spesso con diverse
altezze dei filari. Molto limitato è l’uso di muratura in laterizio e di opera
mista.
· OPERA INCERTA: L'opera incerta (opus incertum, o, detto
talvolta ma errato, opus incertus) è una tecnica edilizia romana che riguarda
il modo in cui viene realizzato il paramento di un muro in opera cementizia.
·
MURATURA IN LATERIZIO:
· OPERA MISTA:L'opera mista (opus mixtum) è una tecnica
edilizia romana tramite cui si realizza il paramento di un muro in opera
cementizia: consiste nella mescolanza di opera reticolata con ammorsature agli
stipiti e agli angoli in opera laterizia. La tecnica è impiegata a Roma e
dintorni in particolare in epoca traianea e adrianea.
Post realizzato dall'alunna Maria Teresa Mollo della classe IV E
martedì 27 giugno 2017
GPS (sistema di posizionamento globale)
Sistema di posizionamento e navigazione satellitare civile che, attraverso
una rete dedicata di satelliti artificiali in orbita, fornisce ad un terminale
mobile o ricevitore GPS informazioni sulle sue coordinate geografiche ed
orario, in ogni condizione meteorologica, ovunque sulla Terra o nelle sue
immediate vicinanze ove vi sia un contatto privo di ostacoli con almeno quattro
satelliti del sistema. La localizzazione avviene tramite la trasmissione di un
segnale radio da parte di ciascun satellite e l'elaborazione dei segnali
ricevuti da parte del ricevitore.
Il GPS viene utilizzato anche frequentemente per scopi
topografici/cartografici.
In genere, per le applicazioni topografiche, dove le
precisioni richieste sono di tipo centimetrico, non si utilizzano le normali tecniche
di rilievo GPS utilizzate per la navigazione. La tecnica più diffusa è quella
della misura in differenziale. Essendo la differenza tra il valore delle reali
coordinate del punto e quelle rilevate dallo strumento GPS, variabili nel tempo
ma costanti a livello locale, è possibile operare con due strumenti in
contemporanea. Uno, il master, verrà localizzato su un punto noto nei pressi
del punto da rilevare. L'altro, il rover, effettuerà il rilievo. Avendo,
attraverso il master, la registrazione dell'errore locale, istante per istante,
le letture del rover verranno corrette attraverso queste ottenendo precisioni
fino a 2 ppm, ovvero 1 millimetro su un chilometro.
Ø Il GPS in
topografia
· Le fonti di errore influiscono in eguale misura su tutti
i ricevitori che vedono gli stessi satelliti
· La posizione relativa di due o più ricevitori GPS può
essere nota con grande precisione
· L'analisi dei segnali ricevuti contemporaneamente da 2
strumenti porta a precisioni anche di pochi millimetri
· Il GPS può misurare vettori di notevole lunghezza (anche
centinaia di km)
· Funziona 24 ore al giorno e con qualsiasi condizione
atmosferica
· Il GPS viene utilizzato in topografia perché non è
richiesta l'intervisibilità dei punti da rilevare
strumenti per rilevare punti nello spazio
Post realizzato dall'alunna Maria Teresa Mollo della classe IV E
PISTOLETTO A POMPEI
Se c’è un paesaggio antico di duemila anni che ancora ci
avvolge pienamente e nel quale è possibile entrare, lasciando fuori i segni
sovrabbondanti della “modernità”, questo è Pompei. Ed è per questo che un
grande maestro dell’arte contemporanea come Michelangelo Pistoletto questa
mattina è nella Palestra Grande degli scavi per un’istallazione della sua
opera-guida, il “Terzo Paradiso”.
Giornata nazionale del paesaggio dedicata alla rinascita
del sito, scommettendo ancora una volta, dopo la mostra di Igor Mitoraj (chiude
a maggio) sul dialogo tra antico e moderno, tra archeologia e arte
contemporanea.
Lapilli, pomici, blocchi di tufo, scarti ceramici,
residui di gesso dei calchi come fossili della civiltà perduta ma anche
materiali di cantiere, attrezzi degli archeologi usati per salvaguardare la
storia del sito e dell’umanità, la ruota di un mulino ad acqua, nel cerchio del
passato. E ancora: antenne wi-fi, braccialetti elettronici per entrare e uscire
dagli scavi, un computer.
Ecco l’installazione di Pistoletto tra le colonne della
Palestra Grande. Il cerchio centrale è la nuova vita del sito che si rigenera
continuamente tra il passato e il futuro – spiega l’artista - e dove la natura
riprende il suo ruolo, con le piante, le erbe e i fiori un tempo coltivati a
Pompei e di cui gli studiosi hanno ritrovato i semi tra le ceneri. Si genera
un’armonia che l’uomo ritrova solo attraverso la ricerca di un rapporto
equilibrato con l’ambiente.
Su una grande
superficie specchiante studenti e visitatori del sito, in un grande flash-mob,
depositeranno i materiali dell’installazione che man mano prederà forma. Alle
12,30 Pistoletto ha spiegato ai presenti il senso del suo “Terzo Paradiso”: il
segno matematico dell'infinito che si incrocia con tre cerchi consecutivi.
I due cerchi opposti significano natura e artificio, quello centrale la
rinascita.
Con Michelangelo Pistoletto ci sono il direttore generale
della Soprintendenza Pompei Massimo Osanna, Fortunato D’amico di “CittàdellArte-Fondazione
Pistoletto”, l’architetto Paolo Mighetto, curatore per la Soprintendenza Pompei
della performance, e Gianluca De Marchi di Urban Vision, main sponsor
dell'evento.
Post realizzato dall'alunna Maria Teresa Mollo della classe IV E
LABORATORIO RICERCHE APPLICATIVE
Responsabile del Laboratorio:
dott.ssa Alberta Martellone in collaborazione con l'arch. Bruno De Nigris per
la diagnostica
Assistenti Tecnici scientifici: Luigi Buffone, Antonio Stampone
Addetto ai Servizi ausiliari: Gennaro Cirillo
Assistente Amministrativo Gestionale: Vincenzo Giuseppe Di Martino
Il Laboratorio, istituito con
fondi CNR e inaugurato nel dicembre 1994, conduce una serie di attività
di ricerca di natura conservativa, relativamente
alla protezione e al restauro dei reperti, oltre che di valore conoscitivo, in particolare per quanto concerne
la ricostruzione degli ambienti naturali dell' area vesuviana prima dell'
eruzione del 79 d.C. Al suo interno è, inoltre, presente una biblioteca specializzata.
Le principali attività del
laboratorio riguardano:
• Lo studio su reperti
biologici;
• Lo studio
minero-petrografico e chimico-fisico dei materiali lapidei e litoidi:
• Le collaborazioni con
Università per attività di stage e tirocinio.
Il Laboratorio è dotato di
una Camera climatizzata, ambiente mantenuto costantemente
alla temperatura standard di 18°C con il 35% di umidità, fondamentale per la
conservazione dei reperti organici, tra cui gusci d’uovo, legumi, uva, semi,
datteri, fichi. La camera climatizzata è stata ampliata nel 2009, con fondi
SANP, per accogliere anche i reperti conservati al Museo Archeologico Nazionale
di Napoli.
Nel corso del 2014, grazie all'impulso del Prof. Massimo Osanna, sono confluite nel Laboratorio tutte le coppette contenenti pigmenti rinvenute a Pompei oltre a numerosi altri reperti organici già conservati nei depositi archeologici di Pompei ed Oplontis.
Nel corso del 2014, grazie all'impulso del Prof. Massimo Osanna, sono confluite nel Laboratorio tutte le coppette contenenti pigmenti rinvenute a Pompei oltre a numerosi altri reperti organici già conservati nei depositi archeologici di Pompei ed Oplontis.
L' attività del Laboratorio si avvale della collaborazione di istituti di ricerca italiani e stranieri afferenti alle più diverse discipline.
Post realizzato dall'alunna Maria Teresa Mollo della classe IV E
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Articolo tratto da National Geographic Italia Da liberto a princeps coloniae: la grande epigrafe in marmo del sepolcro tornato a...
- ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO PROGETTO POMPEI PAST AND PRESENT ANNO 2016-2017
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- POMPEI, SCOPERTA GRANDE TOMBA MONUMENTALE
- RILIEVO
- SCUOLA-LAVORO, IL NUOVO CORSO PARTE DA POMPEI
- VEDUTE ASSONOMETRICHE DELLA "DOMUS DELLA REGINA CAROLINA"
- VEDUTE ASSONOMETRICHE DELLA "PANETTERIA"
- TECNICHE COSTRUTTIVE